Vi ho seguito solo via mail, non ho mai partecipato alle vostre iniziative, ma leggervi ora mi provoca una profonda amarezza. Io ho una piccola società di produzione, come si diceva un tempo indipendente. In realtà dipendente, come quasi tutti, dagli assessorati alla cultura, dalle fondazioni bancarie (nella mia città, **, è il referente principale per tutti gli enti), dall'Università, insomma, dalla politica. E la politica culturale, anche da noi, è esattamente la stessa che descrivete voi. La ricerca dell'evento, quello col botto, che costa tanto e che drena quasi tutte le risorse, e la politica assolutamente provinciale dei responsabili degli uffici che non si prendono la responsabilità di distribuire il lavoro a chi sta nel territorio, ma chiama altri da fuori, o fa lavorare sempre gli stessi, scavalcando regole sempre più incerte e sempre meno trasparenti. Tutto questo in un territorio apparentemente ben governato, dove però iniziano ad emergere magagne come speculazioni edilizie, affiliazioni un tempo impronunciabili, svendita di un patrimonio ambientale e culturale. E se un progetto ogni tanto passa, pagamento a 120 giorni e preventivo ridotto all'osso. Abbiamo notato che per una mostra può costare meno il video appositamente prodotto rispetto al catering per l'inaugurazione. I pasticcini, cioè, valgono più della cultura.
Perciò anche da questa provincialissima italia minore, ma che si crede maggiore, ci sentiamo molto vicini alla vostra esperienza e al vostro sforzo. Conosco abbastanza il mare per averlo attraversato non metaforicamente, e con amarezza vi dico che senza una barca non si può andare da nessuna parte, a meno di non essere avventurieri romantici e incoscienti e di volerci provare con una zattera. Ma può essere pericoloso e ancor più frustrante.
E però dobbiamo tutti continuare a provarci.
Lettera Firmata
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